1899. Friedrich August von Hayek nasce a Vienna l’8 maggio in un famiglia di studiosi e di accademici: il nonno paterno, Gustav, era biologo e Privatdozent di zoologia nell’Università di Vienna; il padre era medico e Privatdozent di botanica nella stessa università; il nonno materno, Franz von Jurascheks, legato da rapporti di stretta amicizia con Eugen von Böhm-Bawerk, era stato professore di diritto costituzionale nell’Università di Innsbruck ed era stato poi nominato presidente della K.u.K. Statistiche Zentralkommission.
1910-16. Ricorda Hayek: «Ho cambiato Gymnasium ben due volte per via di una serie di problemi che erano insorti con gli insegnanti. Essi erano infatti alquanto mal disposti nei miei confronti: li irritava il fatto che, nonostante le mie indubbie capacità, io fossi molto svogliato e non mostrassi particolare interesse per le materie di studio. Eccetto che per la biologia, erano poche le materie scolastiche per le quali nutrivo qualche interesse» (FA. von Hayek, Autobiografia, trad. it., Rubbettino, Soveria Mannelli, 2011, p. 20).
1917. Nel mese di marzo, si arruola in un reggimento di artiglieria da campo. Dopo un periodo di addestramento durato poco più di sette mesi, viene assegnato, col grado di «sergente maggiore – ufficiale cadetto» al fronte italiano. Rammenta Hayek: «Fu quando ero nella scuola ufficiali dell’esercito che per la prima volta provai a me stesso che, se davvero lo avessi voluto, avrei potuto senza troppi sforzi essere alla pari del migliore dei miei compagni. All’epoca trassi una notevole soddisfazione dal fatto che, nella graduatoria dei circa settanta o ottanta migliori cadetti, mi classificai fra i primi cinque» (op. cit., p. 24-5).
Nell’autunno ottiene un breve congedo, per conseguire la maturità. In uno dei suoi viaggi dal fronte, alla stazione ferroviaria di Bad Ischi avviene un incontro: «Due giovani ufficiali di artiglieria, che indossavano le loro uniformi, si guardarono, e uno disse: “La tua faccia non mi è nuova”. Poi io gli dissi: “Non sei un Wittgenstein? “, ed egli a me: “E tu non sei un Hayek?”. So adesso che al ritorno dal fronte, in quel periodo, Wittgenstein doveva aver avuto nel suo zaino il manoscritto del Tractatus. Ma questo non lo sapevo all’epoca. Comunque, molti degli aspetti del carattere di quell’uomo mi si palesarono nel corso di quel viaggio […] durante il quale egli tenne un atteggiamento di superiorità nei confronti della rumorosa folla di giovani ufficiali […]. Era mezzo ubriaco […] mostrò un certo snobismo nei confronti del mondo intero» (op. cit., p. 43).
La madre di Hayek e la sorella di Wittgenstein erano cugine di secondo grado. Hayek rivedrà Wittgenstein a Cambridge prima della Seconda guerra mondiale e negli ultimi anni della stessa guerra; e gli capiterà di far casualmente con lui un viaggio da Basilea fino all’imbarco per l’Inghilterra, ma sul battello Wittgenstein non si farà trovare e i due non si rivedranno più.
1918. Si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza. La partecipazione alla guerra lo allontana dalle scienze naturali e lo spinge verso le scienze sociali: «Penso che l’influenza decisiva sia da ricercarsi nella Prima guerra mondiale e in particolare nell’esperienza di prestare servizio in un esercito multinazionale, l’esercito austro-ungarico. Fu allora che vidi, più o meno, il grande impero crollare […]. Partecipai a una guerra in cui venivano parlate undici lingue diverse. Un’esperienza di questo tipo non può fare a meno di attrarre l’attenzione verso il problema dell’organizzazione politica. Fu dunque durante la guerra, quando ero di stanza in Italia, che decisi di dedicarmi all’economia […]. Ma ero interessato sia all’economia sia alla psicologia. Dovetti poi decidere e soprattutto capire quale delle due materie mi interessassero di più. L’economia, almeno, aveva una sua legittimazione attraverso un titolo formale, mentre con la psicologia non avrei avuto niente in mano» (op. cit., pp. 27-8).
1919-22. Ricorda Hayek: «Quando iniziai a studiare all’Università di Vienna, i professori di diritto erano davvero bravi, ma almeno per un certo periodo non ci fu nessuno che insegnasse economia» (op. cit., p. 34). Carl Menger (1840-1921), fondatore della Scuola austriaca di economia, si era infatti ritirato dall’insegnamento fin dal 1903. Dei due suoi immediati seguaci, Eugen von Böhm-Bawerk era morto nel 1914 e Friedrich von Wieser, che era stato Ministro del Commercio negli ultimi due governi dell’Impero austriaco, riassunse la cattedra di economia alcuni mesi dopo l’ingresso di Hayek all’Università.
Quanto ai rapporti con Othmar Spann, che teneva una seconda cattedra di economia, essi si interruppero molto presto. Hayek riconosce: «Fu grazie a Spann che lessi alcuni libri importanti e in particolare quelli di Carl Menger che egli all’epoca non disapprovava così violentemente come invece accadde più avanti» (op. cit., p. 35). E aggiunge: «Non andammo d’accordo per molto, io e Spann. Dopo un breve periodo in cui venivo considerato uno dei suoi studenti preferiti, sostanzialmente egli mi buttò fuori dal suo seminario, motivando la sua decisione con il fatto che, a suo dire, le mie costanti e dure critiche confondevano i partecipanti più giovani» (ibidem). La lettura dei Grundsätze der Volkswirtschaftslebre di Menger trasforma l’iniziale interesse di Hayek per l’economia in una «vera e propria passione» (op. cit., p. 27). Egli diviene allievo di Friedrich von Wieser. Consegue, nel novembre del 1921, in soli tre anni la laurea in giurisprudenza, e si iscrive alla facoltà di Scienze politiche, dove conseguirà la laurea nel 1923. Fonda, assieme a J. Herbert von Fürth, un circolo culturale che diviene poi noto col nome diGeistkreis e di cui faranno parte Max Mintz, Erich Vögelin, Alfred Schütz, Walter Fröhlich, Felix Kaufmann, Gottfried Haberler, Oskar Morgenstern, Fritz Machlup, Friedrich Engel-Janosi.
Qualche settimana prima del conseguimento della laurea in legge, comincia a lavorare in un ufficio governativo, «aperto temporaneamente» per «controllare l’applicazione di alcune norme stabilite nel trattato di pace del 1918» (op. cit., p. 51). Per conto della Camera di Commercio di Vienna, di cui era Consigliere economico, Ludwig von Mises era uno dei direttori di tale ufficio. Hayek si presenta a Mises con una lettera di presentazione di Wieser. Mises legge la lettera e osserva: «Wieser dice che lei è un giovane economista molto promettente. Non l’ho mai vista a nessuna delle mie lezioni» (op. cit., p. 52). Hayek ottiene comunque il posto di lavoro che cercava. E ciò determinerà una decisiva svolta nella sua vita.
In verità, egli era stato presente a una lezione di Mises, il quale era allora Privatdozent nell’Università di Vienna. Hayek aveva però trovato le idee di Mises in contrasto con le proprie. Infatti, pur avendo sempre rifiutato il marxismo, durante gli anni del Gymnasium egli si era fatto delle iniziali idee sull’economia attraverso la lettura di Karl Renner e di Walter Rathenau (op. cit., p. 27), e aveva poi subito, negli anni universitari, l’influsso fabiano di Wieser.
Mises si collocava invece su ben altre posizioni. Egli aveva trovato, come succederà ad Hayek, nella lettura dei Grundsàtze di Menger l’ispirazione a divenire economista (L. von Mises, Autobiografia di un liberale, trad. it., Rubbettino, Soveria Mannelli, 1996, p. 63); e si era formato all’interno del seminario diretto da Böhm-Bawerk (dirà successivamente Mises (in op. cit., p. 70): «Fu un grande giorno, nella storia dell’Università di Vienna e nello sviluppo dell’economia politica, quello in cui Böhm-Bawerk inaugurò il suo seminario». Egli condivideva per intero il liberalismo di Menger e di Böhm-Bawerk. Aveva nel 1912 pubblicato la Theorie des Geldes und der Umlaufsmittel, una riuscita applicazione dell’utilità marginale alla moneta, in cui si trovano le basi di quella che diverrà poi la «teoria austriaca del ciclo economico». E aveva nel 1919 dato alle stampe Nation, Staat undWirtschaft (trad. it., Nazione, Stato ed economia, Bollati Boringheri, Torino, 1994), un’acuta opera di filosofia politica sulle cause e le conseguenze della guerra. Hayek giunge da Mises alla vigilia della pubblicazione diGemeinwirtschaft (trad. it., Socialismo, Rusconi, Milano, 1990). Questa opera di Mises esce nel 1922 e contiene la più completa e devastante critica che nel nostro secolo sia stata rivolta all’idea di articolare una società complessa attraverso il piano unico di produzione e distribuzione. La previsione di Mises è che il socialismo è destinato a crollare.
Scriverà Hayek: «Quando Socialismo apparve per la prima volta, nel 1922, il suo impatto fu profondo. Gradualmente, ma in modo radicale, esso modificò le concezioni di molti giovani idealisti, i quali ritornavano ai loro studi universitari dopo la Prima guerra mondiale. Io lo so, perché ero uno di loro» (F.A. von Hayek, Presentazione a L. von Mises, Socialismo, cit, p. 23). A proposito di Mises, Hayek dirà anche: «Devo confessare che sovente io stesso non trovavo lì per lì del tutto convincenti i suoi argomenti e che, solo lentamente, mi rendevo poi conto che il più delle volte aveva ragione lui e che appunto, a rifletterci un po’, si poteva trovare una motivazione profonda che magari egli non aveva reso esplicita» (F.A. von Hayek, Introduzione a L. von Mises, Autobiografia di un liberale, cit., p. 37). E riconoscerà: «Ludwig von Mises [… è colui dal quale] ho probabilmente imparato più che da qualunque altra persona» (F.A. von Hayek, Autobiografia, cit. p. 53).
1923-30. Hayek ricorda ancora: «Quando [nel 1923] decisi di recarmi in America, fu lui [Mises] ad aiutarmi non solo garantendomi la possibilità di un congedo, ma anche offrendomi condizioni finanziarie che resero il mio progetto fattibile» (op. cit, p. 53).
Negli Stati Uniti, Hayek lavora con Jeremiah W Jenks e ottiene una piccola borsa di studio alla New York University; si reca di nascosto alla Coiumbia University per seguire le lezioni di WC. Mitchell sulla storia dell’economia e partecipa all’ultimo seminario di J.B. Clark; collabora con Willard Thorp e B.H. Beckhart. Di questa esperienza Hayek dirà: «Trovai che, per quanto riguarda il campo della teoria pura, le università americane erano piuttosto deludenti; al tempo stesso, però, in quelle università ho anche conosciuto cose che mi erano completamente nuove come le tecniche appena sviluppate per le analisi statistiche delle sequenze temporali economiche» (op. cit., p. 50). Dopo il ritorno dagli Stati Uniti, Hayek viene ammesso al Privatseminar che Mises teneva già dal 1920 presso la Camera di Commercio di Vienna. Il seminario di Mises era allora il «centro più importante» di discussione teorica e rappresentava anche «il nucleo propulsore» della rinnovata Natio-nalökonomische Gesellschaft. Fra i maggiori partecipanti al seminario, bisogna ricordare: Ludwig Bettelheim-Gabillon, Gottfried von Haberler, Felix Kaufmann, Fritz Machlup, Oskar Morgenstern, Alfred Schütz, Richard von Strigl, Erich Voegelin. Parteciparono agli incontri anche studiosi stranieri, quali Howard Ellis, Albert Gaylord Hart, Lionel Robbins, Ragnar Nurkse, Alfred Stonier, Hugh Gaitskell, John Van Sickle. Francois Perroux testimonierà più tardi: «A Vienna, la ricerca fioriva nei seminari di Ludwig von Mises […]. A quegli incontri, che si tenevano nell’ambito della Camera di commercio, accorreva un uditorio internazionale, attirato dai suoi libri e trattenuto dalle sue lezioni […]. Filosofi, storici, episte-moiogi, alti funzionari sottomettevano a una critica vigile le costruzioni dei celebri viennesi» (F. Perroux, Peregrinazioni di un economista e scelta del mo itinerario, in AA.VV., Il mestiere dell’economista, Edizioni dell’Elefante & B.N.L. Edizioni, Roma, 1996, pp. 223-4).
Nell’estate del 1926, Hayek sposa Hella Fritsch. Il suo lavoro di temporaneo funzionario statale presso l’Abrechnungsamt (dove lavorava anche la moglie) non era di sua soddisfazione «né per quanto riguardava lo stipendio, né in relazione a possibili promozioni» (F.A. von Hayek, Autobiografia, cit. p. 54). Inoltre, ricorda Hayek, «non mi lasciava nemmeno molto tempo libero e non avrei potuto continuare per molto a lavorare e studiare con il ritmo che avevo tenuto fino a quel momento» (ibidem). A dare soluzione al problema, interviene ancora Mises, il quale trova i mezzi per fondare l’Österreichisches Institut für Konjunturforschung. L’istituto inizia la propria attività nel gennaio del 1927, con Hayek alla sua direzione. Seguono anni di fervido lavoro, in cui Hayek fra l’altro pubblica: Das intertemporale Gleichgewichtssystem der Preise und die Bewegungen des ‘Geldwertes’ (1928); Geldtheorie und Konjunkturtheorie (1929); Gibt es einen ‘Widersinn des Sparens’ (1929), un saggio (tradotto poi in inglese come The ‘Paradox’ of Saving, pubblicato su «Economica» nel maggio del 1931 e raccolto poi nel 1939 in Profits, Interest and Investiment) che richiama l’attenzione di Lionel Robbins. Nel 1929, Hayek diviene anche Privatdozent di Economia Politica all’Università di Vienna.
1931-34. II 1931 è un anno che segna una nuova svolta nella vita di Hayek. Egli viene invitato da Lionel Robbins a tenere delle speciali lezioni alla London School of Economics and Political Science. Ecco come lo stesso Robbins ricorderà la vicenda: «Posso ancora vedere la porta della mia stanza aprirsi per lasciare entrare un’alta e poderosa figura di uomo riservato, che annunciava se stesso, con tranquillità e fierezza, come “Hayek”. Le lezioni ebbero allora un effetto sensazionale, in parte perché esse rivelarono un aspetto della teoria monetaria classica che per molti anni era stata dimenticata, in parte perché svilupparono modelli di elementare struttura dell’economia capitalistica finalizzati a mostrare l’influenza sulla produzione e sui prezzi relativi dei mutamenti nelle proporzioni di spesa assegnata rispettivamente al consumo e all’investimento.
Le lezioni furono nello stesso tempo difficili ed eccitanti, e produssero una tale impressione di conoscenza e di creatività analitica che quando, con mia grande sorpresa, Beveridge chiese se avessimo voluto invitare Hayek a unirsi a noi in via permanente come titolare dellaTook Chair of Economic Science and Statistics, che era stata a lungo senza un titolare, ci fu un voto unanime in suo favore» (L. Robbins, Autobiography of an Economist, MacMillan, London, 1971, p. 127). Hayek accetta con grande entusiasmo di trasferirsi a Londra. Vienna e l’Austria non potevano in quel momento offrirgli nulla di meglio. Nel settembre del 1931, il suo ciclo di lezioni alla London School of Economics viene pubblicato sotto il titolo di Prices and Production; qualche mese dopo, con leggere modifiche e con ulteriori riferimenti bibliografici, il testo appare anche in tedesco come Preise una Produktion.
Hayek spiega: «Mentre ero in America, avevo dedicato gran parte del mio tempo alla critica di quella particolare specie di analisi americana del sottoconsumo formulata da Foster e Catchings […]. Ero prontissimo a sferrare le mie critiche nei confronti di qualsiasi teorizzazione di quel tipo […]. Robbins leggeva il tedesco […]. Fu una fortuna che egli si sia interessato al mio argomento» (FA. von Hayek, Autobiografia, cit. p. 65). Pochi mesi prima dell’arrivo di Hayek a Londra, Keynes aveva pubblicato il suo Treatise on Money (trad. it., Trattato della moneta,Treves, Milano, 1932; Feltrinelli, Milano, 1979). L’apparizione di Prices and Production e della prima parte di una recensione di Hayek al Treatise on Money con il titolo di Reflections on the Pure Theory of Money of Mr. J.M. Keynes, in «Economica», agosto 1931, (pp. 270-95) provocano l’immediata reazione di Keynes. Nel novembre del 1931, «Economica» pubblica la risposta di Keynes a Hayek e una replica di Hayek a Keynes. La seconda parte della recensione di Hayek al Treatise uscirà invece nel febbraio del 1932. Ricorda Hayek: «Sentivo di aver demolito in gran parte il suo [di Keynes] schema teorico […]. Grande fu il mio disappunto quando tutto questo sforzo sembrò vano perché, dopo la pubblicazione della seconda parte del mio articolo, egli mi disse che nel frattempo aveva cambiato parere e non credeva più a ciò che aveva detto in quell’opera. Fu questo uno dei motivi per cui non tornai all’attacco quando egli pubblicò la sua ora famosa General Theory» (FA. Von Hayek, Nuovi studi di filosofia, politica, economia e storia delle idee, trad. it., Armando, Roma, 1988, p. 309). Il confronto non si chiuse lì.
Keynes non replicò alla seconda parte della recensione di Hayek; tuttavia, come direttore de «The Economie Journal», affidò a Piero Sraffa il compito di recensire Prices and Production. In effetti, Keynes prolungava, per interposta persona, la sua critica nei confronti di Hayek. Sraffa svolse il compito con scrupolosa «fedeltà» (egli temeva fra l’altro che Hayek potesse essere chiamato a Cambridge), giungendo addirittura ad affermare: «Hayek […] deve convincerci dei benefici del risparmio volontario e dei mali dell’inflazione» (P. Sraffa, Dr. Hayek on Money and Capital, in «The Economic Journal», marzo 1932, p. 47). La risposta di Hayek è del giugno dello stesso anno. Egli non solo replica punto per punto, ma vede nell’articolo di Sraffa una «curiosa mistura di estremo nichilismo teorico […] e di ultra-conservatorismo». «The Economie Journal» ospita nello stesso numero una breve e ancora dura controreplica di Sraffa.
Hayek continuerà ad approfondire il proprio punto di vista attraverso numerosi saggi, una seconda edizione, nel 1935, di Prices and Production (trad. it., Prezzi e produzione, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1990) e la pubblicazione nel 1941 di The Pure Theory of Capital. E tuttavia la sua attività di ricerca incomincia presto a estendersi in nuovi territori. Su incarico della London School of Economics pubblicava nel 1934, nella collana «Reprints of Scarce Tracts in Economics and Political Science», i Collected Works of Carl Menger. Il che lo spinge verso i problemi di metodo e quelli relativi all’origine inintenzionale delle istituzioni sociali.
1935-41. Nel 1935, oltre alla seconda edizione di Prices and Production, Hayek fra l’altro cura due volumi sul problema della pianificazione economica. Nel primo, Collectivist Economic Planning (trad. it., Pianificazione economica collettivistica, Einaudi, Torino, 1946), raccoglie i saggi dedicati all’argomento da N.G. Pierson, E. Barone, L. von Mises e G. Holm, introducendoli e corredandoli di un saggio conclusivo; il secondo volume contiene quanto, all’inizio degli anni Venti, Boris Brutzkus aveva scritto sull’inevitabile fallimento della pianificazione sovietica. Dopo l’esilio di Brutzkus, quei saggi erano stati tradotti in tedesco e ora apparivano in inglese col titolo di Economic Planning in Soviet Russia. Il 1935 assume però rilevanza nella vita intellettuale di Hayek per un diverso motivo. Nel corso di un breve soggiorno a Vienna, Hayek confida a Gottfried Haberler di «essere giunto alla conclusione che tutto il positivismo alla Mach non andava bene per studiosi» come loro (FA. von Hayek,Autobiografia, cit. p. 30). Hayek aveva già provato un «senso di delusione» quando si era reso conto che quanti «si occupavano di scienze sociali, gli specialisti che seguivano la tradizione di Otto Neurath, si trovavano su posizioni davvero estreme ed erano molto ingenui in campo economico» (ibidem). Hayek ricorda: «Fu grazie a loro che in effetti mi resi conto del fatto che il positivismo era un approccio del tutto ingannevole […]. Arrivai a questa consapevolezza grazie alla posizione veramente estrema adottata da Neurath» (ibidem).
Da Haberler, Hayek apprende: «C’è un nuovo libro, appena uscito dal circolo dei positivisti, scritto da un certo Karl Popper, che riguarda la logica della ricerca scientifica». Si trattava della Logik der Forschung. Hayek commenterà: «II libro era uscito solo da poche settimane. Mi resi conto che Haberler era stato tratto in inganno dall’ambiente in cui il libro aveva fatto la sua apparizione. Anche se il libro di Popper, formalmente, usciva da quel circolo, esso rappresentava, in effetti, un attacco a quel sistema. E per me leggere quel libro fu davvero importante; esso rappresentò una fonte di estrema soddisfazione, perché confermava quella certa idea che mi ero fatto, a seguito di un’esperienza molto simile a quella di Karl Popper» (ibidem).
Gli scritti metodologici di Menger e la Logik der Forschung (trad. it., Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino, 1970) di Popper daranno alla riflessione teorica di Hayek un nuovo e più profondo respiro. Popper interverrà nel 1936 al seminario diretto da Hayek e Robbins alla London School of Economics per leggere una prima stesura de La miseria dello storicismo (trad. it., Feltrinelli, Milano, 1975); Popper subirà a sua volta l’influsso di Hayek.
Nello stesso anno, Hayek tiene una conferenza al London Economic Club. È questa la data di nascita di Economics and Knowledge, un saggio che apparirà l’anno successivo su «Economica». Hayek giudicherà tale saggio «il contributo più originale» da lui dato alla teoria economica, l’«evento decisivo» della sua «biografia intellettuale» (op. cit., p. 68). L’idea centrale di tale opera (trad. it., Economia e conoscenza, in F.A. von Hayek, Conoscenza, mercato, pianificazione, a cura di Franco Donzelli, II Mulino, Bologna, 1988) è quella della dispersione della conoscenza all’interno della società. Ed è davvero, come dice Hayek, l’«evento decisivo» della sua «biografia intellettuale», perché gli consente di conseguire importanti risultati sia nel campo specifico della teoria economica, sia in quello più vasto del metodo e delle scienze sociali. In campo economico, l’idea della dispersione della conoscenza lo porta a demolire l’impianto della teoria dell’equilibrio economico generale, basato sull’assunzione che gli operatori posseggano la «conoscenza rilevante»; il che spinge ulteriormente Hayek a mostrare come la concorrenza sia necessaria per mobilitare le conoscenze differenziate dei vari attori sociali: se tutti fossimo onniscienti o possedessimo la stessa conoscenza, non ci sarebbe bisogno della concorrenza. È questa un’idea che Hayek utilizzerà anche in The Pure Theory of Capital (1941), un’opera definita da Fritz Machlup «il primo trattato completo sul capitale dopo la Teoria positiva di Eugen von Böhm-Bawerk»; e utilizzerà in saggi come (1945) The Use of Knowledge in Society, (1946) The Meaning of Competition, (1968) Competition as a Discovery Procedure (per la traduzione italiana di questi saggi, vedi Conoscenza, mercato, pianificazione, cit.).
1942-49. L’idea della dispersione della conoscenza consente ad Hayek, come detto, di conseguire importanti risultati anche nel più vasto campo del metodo e delle scienze sociali. Già nel 1941, Hayek aveva pubblicato su «Economica» The Counter-Revolution of Science; fra il 1942 e il 1944 escono, sulla stessa rivista, le tre parti di Scientism and the Study of Society. Saranno poi riuniti in volume, assieme a Comte and Hegel («Measure», 1951), col titolo di The Counter-Revolution of Science: Studies on the Abuse of Reason (trad. it., L’abuso della ragione,Vallecchi, Firenze, 1967; Seam, Roma, 1997; Rubbettino, Soveria Mannelli 2008). Hayek colpisce qui la base del collettivismo politico, colpisce cioè l’«abuso della ragione», la presunzione che la conoscenza possa essere centralizzata e lo sviluppo della società diretto consapevolmente da una minoranza di uomini «illuminati». Per Hayek, sono questi anni di intenso lavoro, favoriti dal trasferimento, a causa della guerra, della London School of Economics a Cambridge. Per un certo, iniziale periodo, Hayek tentò di continuare a vivere a Londra, recandosi a Cambridge per soli tre giorni alla settimana. Ma dal settembre del 1940 ciò fu impossibile.
Grazie all’intervento di Keynes, Hayek ottenne una sistemazione al King’s College. I suoi rapporti con Keynes si intensificarono. Del loro ultimo incontro, Hayek ricorda le seguenti affermazioni di Keynes: «Le mie idee erano fondamentali negli anni Trenta […]. Ma puoi fidarti, Hayek […], cambierò l’opinione pubblica così (e fece schioccare le dita)» (F.A. von Hayek, Autobiografia, cit., p. 85). Hayek rimase a Cambridge fino al 1945. Dirà più tardi: «La vita a Cambridge in quegli anni mi era veramente congeniale» (op, cit., p. 92). Il 1944 è l’anno della pubblicazione di The Road to Serfdom (trad. it., La via della schiavitù, Rizzoli, Milano, 1948; Rusconi, Milano, 1995; Rubbettino, Soveria Mannelli 2011). È l’opera che segna il definitivo distacco di Hayek dall’economia in senso stretto e il suo ingresso nel più vasto campo delle scienze sociali. Ma è anche l’opera che rende possibile e, forse necessario, il trasferimento di Hayek negli Stati Uniti. Scriverà Hayek: «Se non fosse stato a causa di circostanze davvero speciali, non avrei mai più voluto lasciare l’Inghilterra» (ibidem).
Le «circostanze davvero speciali» di cui parla Hayek non sono di difficile individuazione. Una delle tesi sostenute da Hayek in The Road to Serfdom è l’origine socialista del nazismo. Capovolgendo l’opinione comune che vedeva nel nazionalsocialismo la reazione capitalistica all’avanzata del socialismo, Hayek mostra come il nazismo non sia stato altro che la via tedesca al socialismo. Ciò procurò ad Hayek numerose incomprensioni. Barbara Wootton gli disse: «Sa, volevo evidenziare alcuni dei problemi che lei ha portato alla luce, ma adesso che ha esagerato così tanto non posso fare a meno di mettermi contro di lei!» (op. cit., p. 99). A ciò bisogna aggiungere il successo ottenuto negli Stati Uniti da The Road to Serfdom (una sintesi del libro venne pubblicata nel Reader’s Digest) e l’offerta di una cattedra di Scienze morali e sociali, da parte dell’Università di Chicago. Ciò gli consentiva di uscire dallo «specialismo», di venire a contatto con un nuovo ambiente (Knight, Friedman, Stigler) e di avere la disponibilità finanziaria per porre fine al suo matrimonio ormai in crisi (Hayek sposerà poi, nel 1950, Helene Bitterlich). L’esperienza alla London School of Economics si chiude nel 1949. Hayek si era trovato a operare nello stesso ambiente di Robbins, Hicks, Benham, Kaldor, Laski, Tawney, Malinowski; e con ciascuno di essi aveva intensamente dialogato. Il rapporto più difficile era stato quello con Beveridge, che Hayek considerava come un «vero pericolo» per la London School of Economics (op. cit., p. 75). Come lo stesso Hayek ricorda, «Beveridge non sapeva assolutamente nulla di economia» (op. cit., p. 74). Stando ad Hayek, «quello che di economia si legge» nel libro di Beveridge, Full Employment in a Free Society, «lo si deve a Kaldor. Beveridge sarebbe stato del tutto incapace di scrivere un tale libro. Questo contiene un saggio firmato da Kaldor, ma in realtà Kaldor ha scritto l’intero libro. Quel saggio venne esplicitamente attribuito a Kaldor perché Beveridge, visto che non riusciva a capirlo, non volle farlo suo» (op. cit., p. 78).
Intanto, nel 1945, Hayek aveva tenuto a Dublino un’importante conferenza su Individualism: True and False (trad. it., Individualismo: quello vero e quello falso, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1997), in cui collega le posizioni dei moralisti scozzesi con quelle di Tocqueville e Menger, e le separa da quelle proprie della tradizione iperrazionalistiche dell’Illuminismo francese. Nello stesso anno, Hayek era riuscito a ottenere alla London School of Economics un incarico d’insegnamento per Karl Popper. Questi, che giunse a Londra nel gennaio del 1946, scriverà poi: «Ebbi l’impressione che Hayek mi avesse salvato la vita» (K.R. Popper, La ricerca non ha fine. Autobiografia intellettuale, trad. it., Armando, Roma, 1997, p. 137). Inoltre, nel 1947, Hayek aveva organizzato a Mont Pèlerin (Svizzera) un incontro fra i maggiori esponenti internazionali della cultura liberale. Fra gli altri, c’erano Ludwig von Mises, Wilhelm Röpke, Fritz Machlup, Milton Friedman, Karl Popper. Nasceva così la Mont Pèlerin Society, di cui Hayek sarà presidente fino al 1960 e, più tardi, presidente onorario fino alla morte.
1950-62. Dopo la pubblicazione di The Road to Serfdom, Hayek riteneva di dover legare il proprio nome a un’opera di grande rilievo teorico. Nel 1946, aveva trascorso quattro mesi negli Stati Uniti e aveva avuto il tempo per riprendere in mano un lavoro che aveva iniziato più di venticinque anni prima. Il suo trasferimento a Chicago gli consentiva ora di completare quell’opera.
Come già detto, gli interessi iniziali di Hayek erano divisi fra l’economia e la psicologia. Nel 1920, leggendo le opere filosofiche di Mach, Hayek aveva concepito un’idea che aveva allora tentato invano di sviluppare in un breve saggio. L’urgenza di superare gli esami del corso di laurea lo costrinse a rinviare a un successivo momento la realizzazione di quel suo progetto, che giunge appunto a conclusione nel 1952 col volume The Sensory Order (trad. it., L’ordine sensoriale, Rusconi, Milano, 1990). Qui Hayek pone in evidenza come sia impossibile una piena autocomprensione e autospiegazione della mente; il che deve condurre al riconoscimento di un’intrinseca limitazione della razionalità umana.
Nel 1954, Hayek cura un volume, Capitalism and Historians (trad. it., Il capitalismo e gli storici, Sansoni, Firenze, 1967; Bonacci, Roma, 1991), a cui premette un’introduzione, History and Politics, in cui attacca il «mito supremo» secondo cui la condizione della classe operaia sarebbe peggiorata in conseguenza dell’affermarsi del capitalismo.
Nel 1960, Hayek pubblica The Constitution of Liberty (trad. it., La società libera, Vallecchi, Firenze, 1969; Rubbettino, Soveria Mannelli, 2007), un’opera che può considerarsi un «classico della libertà» (S. Ricossa,Presentazione a La società libera, Vallecchi, Firenze, p. 11).
1962-92. Nella primavera del 1962, Hayek lascia Chicago. Gli era pervenuta un’offerta da parte dell’Università di Freiburg i.B., per ricoprire la cattedra precedentemente tenuta dal suo amico Walter Eucken. Scriverà Hayek: «Dovetti, ancora una volta, tornare a essere un economista, ma ebbi la possibilità di dedicarmi, nell’insegnamento, a problemi di politica economica, su cui ritenevo peraltro di avere ancora cose importanti da dire» (FA. von Hayek, Autobiografia, cit., p. 138). Quello di Freiburg è un periodo particolarmente intenso della vita di Hayek. Così egli lo ricorda: «Fui fortunato anche perché, quasi fino alle fine di quel periodo […], riuscii a conservare tutte le mie energie, la salute, e a lavorare a tempo pieno […]. Nel corso di quegli anni, viaggiammo moltissimo, molto più di quanto non avessimo mai fatto prima: quattro viaggi in Giappone (con puntate a Taiwan e in Indonesia); trascorremmo, inoltre, cinque mesi alla University of California a Los Angeles e, durante il viaggio di ritorno, visitammo il Pacifico del Sud (Tahiti, Fiji, la Nuova Caledonia, Sydney e Ceylon)» (op. cit., pp. 138-9). Durante uno di tali viaggi, Hayek riceve la laura honoris causa dall’Università Rikkyo di Tokio. Nel 1967, Hayek raccoglie una serie di suoi scritti sotto il titolo di Studies in Philosophy, Politics and Economics (trad. it. Studi di filosofia, politica ed economia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1998); nel 1968, pubblica l’importante saggio Der Wettbewerb als Entdeckungsverfahren ( in inglese, Competition as a Discovery Procedure), che sarà nel 1969 incluso nei Freiburger Studien: Gesammelte Aufsätze e nel 1978 nei New Studies in Philosophy, Politics, Economics and the History of Ideas (trad. it., cit.), dove è anche inclusa la risposta al saggio di John Hicks, The Hayek Story (trad. it., La storia di Hayek, in Saggi critici di teoria monetaria, Etas Kompass, Milano, 1971), Three Elucidations on the Ricardo Effect.
In questi stessi anni, Hayek rifiuta l’offerta di assumere la presidenza alla Banca Nazionale Austriaca. Nel 1969, viene nominato professore emerito dell’Università di Freiburg e viene chiamato come professore onorario alla nuova Università di Salzburg. Nel 1970, pubblica il saggio Die Irrtümer des Konstruktivismus und die Grundlagen legitimer Kritik gesellachaftlicher Gebilde, la cui versione inglese sarà raccolta nei New Studies (trad. it. cit.) col titolo di The Errors of Constructivism. Nel 1971, l’Università di Vienna lo nomina membro onorario del Senato Accademico. Nel 1973, esce il primo volume della monumentale opera Law, Legislation and Liberty, che sarà completata con i volumi pubblicati poi nel 1976 e nel 1979 (trad. it., Legge, legislazione e libertà, II Saggiatore, Milano, 1986). Nel 1974, Hayek viene insignito del premio Nobel per l’economia e nell’occasione pronunzia un discorso dal titolo The Pretence of Knowledge, raccolto poi nei New Studies (trad. it. cit.; tradotto anche in Conoscenza, mercato, pianificazione, cit.). Nel 1976, Hayek polemizza duramente con Wassily Leontief sul problema della pianificazione. Dice Hayek: «Non è assolutamente scusabile che un anziano economista di prestigio internazionale usi di nuovo il termine “pianificazione” con tutta l’ambiguità che ai nostri giorni ci si aspetterebbe solo da persone meno responsabili che ne facessero uso come slogan propagandistico, e che egli trascuri le conclusioni principali, anche se forse provvisorie emerse dal dibattito sulla pianificazione economica centralizzata negli anni ’20 e ’30» (The New Confusion About «Planning», in «The Morgan Guaranty Survey», gennaio 1976, raccolto poi nei New Studies, trad. it. cit., p. 254).
Nel 1977, Hayek abbandona nuovamente l’Austria. Lascia all’Università di Salzburg la sua biblioteca di settemila volumi e torna a Freiburg. Nel 1988, esce la sua ultima opera The Fatal Conceit. The Errors of Socialism (trad. it.,La presunzione fatale, Milano, Rusconi, 1997), un vero e proprio testamento intellettuale, dove Hayek riesprime con forza tutte le sue critiche alla tradizione razionalistico-costruttivista e riafferma la superiorità della concezione evoluzionistica delle istituzioni sociali.
Hayek assisterà al crollo del socialismo reale. Egli avrà perciò il tempo per vedere confermata la fondatezza delle sue previsioni; a Mises, il suo maestro, spetterà invece una vittoria postuma. Hayek muore a Freiburg il 23 marzo del 1992. Alla conclusione di una delle sue ultime interviste, chiama indietro il suo intervistatore e, fra l’altro, afferma: «Ciò che ho da dirle è molto importante […]. La popolazione mondiale è tanto numerosa che solo l’economia capitalistica riuscirà a nutrirla. Se il capitalismo dovesse crollare, il Terzo Mondo morirebbe di fame» (G. Sorman, I veri pensatori del nostro tempo, Longanesi, Milano, 1990, p. 207).